sabato 27 novembre 2010

IL BARONE DI FERRO LA SAPEVA LUNGA...

Bettino Ricàsoli, il Barone di Ferro, già nell'Ottocento la sapeva più lunga di tanti nostri contemporanei.

Nato nel 1809 e vissuto a lungo rispetto agli standard dell'epoca (morì nel 1880), è la dimostrazione storica che in una buona maggioranza di casi la longevità si associa con la curiosità per la vita, il dinamismo e il desiderio di migliorare il mondo che ci circonda (o quantomeno di incidervi).


Mi ha molto colpito la storia del Barone Ricàsoli, forse anche grazie all'abilità narrativa della guida turistica,  Sabina, che due domeniche fa ci ha accompagnato a visitare il Castello di Brolio (Siena) e l'annesso museo, in un'atmosfera surreale da insider privilegiati (eravamo praticamente solo noi quattro: io e M., S. e M.).








Il Barone di Ferro, così soprannominato proprio per il suo temperamento e la ferrea forza di volontà, appartenente ad una famiglia della nobiltà fiorentina, fu il capo del movimento che propugnò e poi realizzò l'annessione della Toscana al regno sabaudo. Rivestì importanti cariche politiche fra cui quella di Sindaco di Firenze e per due volte, dopo l'Unità d'Italia, quella di primo ministro (la prima volta dopo la morte di Cavour).  Unico fra tutti gli aristocratici dell'epoca, fece della propria tenuta di campagna, il castello di Brolio, la sua dimora principale, e fu un innovatore anche nel campo delle tecniche agricole: sua è infatti la celebre formula del vino Chianti Classico e un'efficace politica commerciale per la sua affermazione.



Ricàsoli si impegnò anche nelle costruzioni stradali e ferroviarie, oltre che nel campo mobiliare, con un comportamento più borghese che aristocratico. Teneva molto all'antica nobiltà della sua famiglia,  tuttavia aveva questo fare borghese - imprenditoriale che era cosa rara tra i nobili toscani e che lo portò ad incrementare notevolmente il patrimonio familiare.


Tra i mille interessi di Bettino c'erano anche le scienze fisiche e naturali (da qui il suo interesse per la produzione di vino). A questo proposito nel giardino del castello è presente anche un suggestivo esemplare di albero monumentale originario dell'Asia (Sterculia Platanifolia), alto 11 metri e con una circonferenza di 2,9 m, colpito in pieno da un colpo durante la seconda guerra mondiale.
Da bravo eclettico il Barone si dilettava  però anche nel disegnare e da perfezionista qual era si dava i giudizi da solo (accanto a un suo ritratto della tenuta di Brolio presente nel museo c'è una piccolissima nota con scritto "non fatto tanto bene").



Durante i racconti di Sabina mi è tornato alla mente che il nome di Bettino Ricàsoli l'avevo effettivamente già sentito da qualche parte... precisamente durante il corso di Storia del Giornalismo all'Università, perchè il Barone Ricàsoli fu proprio uno dei fondatori della "Nazione", dopo avere anni prima fondato "La Patria", con lo scopo di contribuire a creare una nazionalità italiana e la convinzione che fosse fondamentale informare il popolo in maniera libera e oggettiva. Per questo suo desiderio di scrivere le cose liberamente Bettino fu sfidato anche a duello proprio sotto la redazione della Nazione a Firenze, da qualcuno che non aveva troppo apprezzato la sua schiettezza!


Naturalmente viene da chiedersi come potesse la mezzadria analfabeta usufruire dei buoni propositi letterari di Ricàsoli: bene, da bravo illuminato, Bettino pensò di realizzare delle scuole presso il Castello di Brolio, dove i mezzadri delle terre circostanti potessero venire istruiti e imparassero a leggere e scrivere, per contribuire così alla formazione della nazione italiana. Ricàsoli partiva dall'idea che "uomini vili per nascita non ve ne sono" e quindi si occupava di dare precetti per elevare moralmente i mezzadri e migliorarne le capacità professionali e la cultura scolastica; tuttavia i mezzadri dovevano sempre seguire la guida del padrone. Ricasoli sembrava infatti non considerare che per l'unificazione nazionale cui aspirava era necessaria, oltre all'unificazione politica, anche l'affrancamento dei mezzadri dallo stato di sottomissione al signore. Infatti nonostante  l'opera di educazione intrapresa, il Barone non era assolutamente apprezzato dai suoi mezzadri. Era considerato un po' folle e bizzarro e, aldilà delle buona intenzioni, c'era effettivamente dietro questi nobili propositi anche la volontà di mantenere il controllo sulla mezzadria e di contrapporsi al potere del clero.


Insomma, un bel personaggio, con le luci e le ombre tipiche delle forti personalità.

Ad oggi si dice che per i suoi  contrasti con la chiesa sia stato dannato e che il suo fantasma sia ancora in giro...


Ai piedi del castello si trovano le cantine del barone Ricàsoli (La Tinaia), dove è possibile fare degustazioni di vino. Noi però non siamo riusciti ad arrivare a questo punto, perchè dopo la visita al castello avevamo la prenotazione al ristorante annesso, l' "Osteria del Castello", dove abbiamo pranzato, accompagnando il cibo con l'ottimo vino Castello di Brolio.






Questo il menù: tutti e quattro abbiamo preso lo stesso primo, i tortelli di pecorino in salsa di zucca gialla, decisamente da dieci e lode.













Poi io ho preso il tortino di ricotta e noce moscata in salsa di pomodoro,















S. il baccalà arrosto con ceci,















M. e M. la guancia di vitello brasata al vino bianco. 














Per finire con degli ottimi dolci: semifreddo al pan pepato,















tortino di mele e miele 















e zuppa inglese.


















Dopo tutto ciò, la degustazione proprio non ce la siamo sentita, soprattutto visto il viaggio in macchina su strade curvilinee che ci aspettava al ritorno, ma abbiamo il bonus valido per la prossima volta ;-)
Torneremo a trovarti Bettino!









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